Ministero della cultura

Archivio di Stato di Alessandria

L’Archivio di Stato di Alessandria venne istituito (come Sezione) con DM del 5 dicembre 1940, in esecuzione della L. del 22 dicembre 1939, n° 2006. Divenne Archivio di Stato in seguito all’applicazione del DPR del 30 settembre 1963, n° 1409.
Il territorio dell’attuale provincia (sul quale l’Archivio ha competenza) è storicamente costituito dall’Alessandrino propriamente detto (fino al 1707 sotto il dominio milanese-spagnolo e dopo quell’anno ceduto al duca Vittorio Amedeo II di Savoia) e dal Monferrato di Acqui e Casale (fino al 1533 sotto i Paleologi, poi passato ai Gonzaga, duchi di Mantova), oltre ad alcune altre località, un tempo appartenenti ai possedimenti d’Oltregiogo della Repubblica di Genova. A seguito della guerra di successione spagnola, i trattati di Utrecht e Rastadt (1713 – 1714) sanzionarono la cessione di tutto il territorio alla dinasta sabauda.

Occorre, inoltre, ricordare che la provincia di Alessandria – sorta per effetto della Legge Rattazzi del 23 ottobre 1859 – comprese nel suo territorio anche l’Astigiano, fino alla nascita della provincia d’Asti, istituita con RD del 1 aprile 1935.

 

Parte della documentazione conservata presso l’Archivio (Notai del Ducato di Monferrato) riguarda località appartenenti alle limitrofe province di Asti, Cuneo, Savona, Vercelli e Torino. Archivi di magistrature antiche, di corporazioni religiose soppresse e del Marchesato, poi Ducato, di Monferrato sono conservate presso l’Archivio di Stato di Torino; altra documentazione relativa al Marchesato si trova presso l’Archivio di Stato di Mantova. Fondi giudiziari relativi ad alcune località del Monferrato sono conservati presso l’Archivio di Stato di Asti.

Fondamentale per la storia locale è l’Archivio storico del Comune di Alessandria, depositato a più riprese nel 1941, 1966, 1994, che (pur avendo subito, nei secoli XIV e XV, gravi perdite per incendi e devastazioni) custodisce tuttora importantissime serie documentarie, codici pergamenacei come il “Liber Crucis” (sec. XIV), registri, corrispondenza e cospicue raccolte di disegni e stampe, in un àmbito cronologico che va dal Medioevo al Novecento.

Aggregata al fondo comunale è una rilevante documentazione catastale (descrizioni territoriali, mappe, libri figurati, registri), che consente di ripercorrere le vicende del territorio alessandrino dal XIV al XIX secolo.

Compresi nell’archivio comunale sono anche alcuni tra i più significativi archivi di famiglie alessandrine: Robutti, Pertusati, Carpani di Viguzzolo e soprattutto Ghilini.

Un altro importante complesso di documentazione relativa a famiglie alessandrine è costituito dall’archivio Civalieri-Inviziati, Sappa, Mantelli; per quanto concerne l’area monferrina si segnala l’archivio dei Callori di Vignale (che comprende anche carte di altre famiglie, soprattutto i Pico Gonzaga di Ottiglio) e per quella acquese l’archivio Ferrari di Castelnuovo Bormida. Notevoli anche le recenti acquisizioni dell’Archivio Avogadro di Vigliano (con le Carte Astori e Cavasanti ), delle Carte Gavigliani e delle Carte Calcamuggi, De Boccard, Mazzetti di Montalero e San Nazzaro. Di rilievo sono alcuni archivi di professionisti, artisti, storici e uomini politici: segnatamente quelli dell’architetto Leopoldo Valizone, dell’ingegnere Giovanni Antonio Carbonazzi, del pittore Alberto Caffassi, di Fausto Bima, storico e scrittore, e di Attilio Castellani, più volte amministratore pubblico.

L’Archivio conserva la documentazione di importanti enti assistenziali: Eca e Congregazione di Carità, Opera Pia di San Giuseppe e Santa Marta, Ospedale dei SS. Antonio e Biagio (tutti operanti in Alessandria), Opera Pia Pozzi di Vignale e Opera Pia della Misericordia di Casale Monferrato, cui si aggiungono – per l’epoca contemporanea – l’Enaoli ed il Riformatorio di Bosco Marengo.
Sono stati salvati e recuperati i Registri dei Verbali delle Confraternite  alessandrine.

Consistente e preziosa la documentazione notarile. In particolare, quella dell’Archivio notarile del Ducato di Monferrato (XIII-XVIII secolo), istituito a Casale nel 1585 con decreto del duca Guglielmo Gonzaga, annessa al quale è la raccolta delle maculature ricavate dai protocolli (pagine o frammenti pergamenacei, perlopiù provenienti da codici liturgici, che vennero riutilizzati come coperte o rinforzi sui dorsi). Istituiti nella seconda metà del XIX secolo, gli archivi notarili distrettuali di Alessandria, Acqui, Casale, Novi Ligure (con Ovada) e Tortona conservano anche atti anteriori, a partire dal XV secolo.

Del periodo pre-sabaudo, per quanto riguarda il territorio monferrino, si conserva la documentazione del Senato di Monferrato (1536-1796, ripartita nelle due grandi serie delle Investiture feudali e degli Atti di Lite), massimo organo giudiziario del marchesato (ducato dal 1675), avente giurisdizione d’appello in tutte le cause nelle quali fossero parte feudatari, comunità e luoghi pii ed organo di controllo sulle successioni feudali (questa funzione gli venne sottratta con il passaggio del Monferrato allo stato sabaudo). Tale documentazione s’integra con le serie relative al Monferrato conservate negli Archivi di Stato di Torino, Mantova e Vienna.

Del periodo sabaudo si conservano l’archivio dell’Intendenza generale di Alessandria (1727-1800), organo istituito nel 1723 con funzioni finanziarie e di controllo e sorveglianza sulle amministrazioni locali; l’archivio dell’antica Prefettura, poi Consiglio di Giustizia (1724-1800), cui era attribuita la giurisdizione civile e criminale su Alessandria ed il suo contado; l’ingente documentazione degli Uffici d’Insinuazione (1723-1803), costituita da copie di strumenti notarili, testamenti, scritture private e pubbliche insinuate (registrate) nelle diverse Tappe (uffici) presenti sul territorio.

Durante il periodo del governo francese (1800-1814) la città divenne sede della “Préfecture du Département de Marengo” (che comprendeva i circondari di Alessandria e Casale, cui si aggiunse Asti dopo il 1805). Di tale istituzione si è conservata parte della documentazione prodotta dalla “Préfecture” e dal Tribunale di Alessandria.

Nello stesso periodo, in seguito alle soppressioni degli Enti ecclesiastici ed alle conseguenti vendite all’asta dei patrimoni conventuali alessandrini (le pratiche relative si trovano, appunto, nella “Préfecture”), si verificò purtroppo la scomparsa pressoché totale degli archivi religiosi (alcuni frammenti di serie documentarie sono custoditi presso l’Archivio di Stato di Torino), dei quali restano pochissime carte sparse, soprattutto nel già menzionato Archivio Comunale.
Con la Restaurazione, Alessandria tornò sede dell’Intendenza Generale, della quale si conserva, nell’archivio, documentazione sino al 1859. Delle Intendenze Provinciali (Acqui –passata a Savona nel 1847- Asti, Casale, Tortona, Voghera) rimane buona parte dei documenti prodotti nei rispettivi uffici (1814-1860) e, per lo stesso periodo, anche dagli Uffici d’Insinuazione e dei Tribunali di Prefettura.

Tra gli archivi del periodo post-unitario si segnalano quelli degli Uffici Giudiziari, la Prefettura (con importanti serie quali il Gabinetto, gli Affari Generali e Comunali), la Questura, l’Intendenza di Finanza.

Si conserva, inoltre, la documentazione prodotta dagli uffici dei Distretti Militari: Liste di Leva e Ruoli Matricolari.

Per l’epoca contemporanea, si ricordano infine, fra gli altri, gli archivi delle Casse Mutue, dell’Enaoli, dell’Enal, del Genio Civile e del Corpo Forestale dello Stato, nonché l’importante fondo del Cln – Commissione Provinciale di Epurazione.

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