Ministero della cultura

Archivio di Stato di Milano

Le origini dell’Archivio di Stato di Milano possono essere fatte risalire al 1781, quando prese il via la concentrazione nell’ex casa gesuitica di San Fedele dei due principali archivi cittadini, l’Archivio Segreto e l’Archivio Camerale. Dalla loro unione, nel 1786 nacque l’Archivio Governativo di Milano, che dopo l’Unità avrebbe assunto la denominazione di Archivio di Stato per trasferirsi ben presto nell’attuale sede dell’ex Collegio Elvetico, anche noto come Palazzo del Senato. Le intricate vicende politico-istituzionali che coinvolsero Milano nel corso dei secoli, facendone la capitale di Stati di volta in volta diversi, hanno prodotto una sedimentazione documentaria che interessa un territorio ben più vasto del solo Milanese. 

Un’ideale percorso tra il patrimonio conservato può prendere le mosse dalla così detta Sezione Diplomatica, costituita in larga parte dal materiale documentario prodotto dagli enti religiosi soppressi entrati a far parte del Regno d’Italia napoleonico. Tra i documenti di maggior rilievo, si segnala la pergamena più antica conservata negli Archivi di Stato, la Cartola de accepto mundio, risalente al 721.

Per il XV e XVI secolo gli studiosi possono far ricorso in particolare al Carteggio Visconteo Sforzesco, ai Registri ducali e ai Registri delle missive, fondi nei quale si conservano le minute e gli originali degli atti delle cancellerie ducali dell’epoca. Risalgono al XIII-XIV secolo le imbreviature notarili più antiche giunte sino a noi, primo nucleo di un fondo costituito da oltre 60.000 pezzi.

L’età moderna è dominata dagli atti Atti di governo, complesso di circa 30.000 buste creato tra la fine del XVIII secolo e la prima metà del XIX con la raccolta e il riordino per materia di documentazione estratta da una quarantina di archivi

Sono trasversali alle epoche le numerose collezioni create sulla spinta dello spirito positivistico ottocentesco, come Miniature e cimeli, Autografi, Comuni, Famiglie, Sigilli, Statuti, e i numerosi archivi privati e di enti pubblici acquisiti a vario titolo, tra i quali si possono ricordare quelli delle famiglie Taverna e Sormani Giussani Andreani Verri.

Dalla prima metà dell’Ottocento sino ai giorni nostri, l’Archivio ha ricevuto con regolarità i versamenti della documentazione prodotta dagli uffici statali centrali e periferici del Regno lombardo-veneto e da quelli periferici del Regno d’Italia e della Repubblica italiana, giungendo a conservare un patrimonio di oltre 50 km lineari, che avrebbe potuto essere ben più cospicuo senza le gravi perdite registrate durante la Seconda guerra mondiale, quando l’Istituto subì pesanti bombardamenti.

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