Ministero della cultura

Archivio di Stato di Verona

L’Istituto, nato nel 1941 come Sezione con decreto ministeriale 8 aprile, attuativo della legge 22 dicembre 1939, n. 2006, è divenuto Archivio di Stato in seguito all'emanazione del d.P.R. 30 settembre 1963, n. 1409.
Al momento dell’entrata in funzione (1° maggio 1941), la Sezione si era insediata nei locali ubicati al secondo piano dell’ex convento dei Gesuiti di San Sebastiano (via Cappello n. 43), all’uopo presi in locazione, già in uso agli Antichi Archivi veronesi annessi alla Biblioteca Civica, confluiti a titolo di deposito nella stessa neoistituita Sezione.
Durante gli eventi bellici, il patrimonio fu in gran parte sfollato a più riprese in vari luoghi del contado, ed, al termine del conflitto, risultava distribuito in tre depositi provvisori (piano terreno dell’edificio della sede; un arcovolo dell’Arena; sede del Museo Civico presso palazzo Pompei), per venire infine ricollocato nei locali della sede.
Essendosi palesata l’inidoneità di questi ultimi sin dal tempo dell’istituzione della Sezione, all’indomani della fine del conflitto mondiale iniziò un travagliato processo di valutazione, che condusse la Provincia di Verona ad avviare solo nel 1957 la fase esecutiva per l’edificazione di una nuova e più adeguata sede, su un lotto concesso in permuta dal Comune di Verona, sul quale un tempo vi insisteva la ex Caserma del Genio civile, nei pressi di via del Pontiere, in via delle Franceschine, inaugurata il 14 maggio 1961.

Detta sede servì l’Istituto sino al trasferimento, il 30 marzo 2015, nella attuale nuova sede, di proprietà della Fondazione Cariverona, ubicata all’interno dell’area degli ex Magazzini Generali di Verona, oggetto di un programma di riqualificazione urbana tutt’ora in corso, che interessa una porzione urbana di 10 ettari, così come definita da Programma di Riqualificazione Urbana (PRUSST). La sede è anche annoverata tra le sedi monumentali degli Archivi di Stato italiani, nella recente monografia curata dal Ministero della Cultura.
Quando fu costruito nel 1926, l’edificio era denominato Magazzino 1, detto anche ‘del Grano’, in quanto costituiva uno dei centri di smistamento di derrate alimentari più importante d’Europa, al cui piano banchina trovavano posto undici celle frigorifere di varie dimensioni e la sala dedicata ai macchinari, costruiti dalla ditta Gaetano Barbieri & C. di Bologna, e composti da due gruppi motore asincrono con ognuno un compressore da 35 cavalli; limitrofa a questo locale vi era la cabina di trasformazione elettrica. Le celle erano affiancate da due lunghe gallerie nelle quali accedevano i vagoni ferroviari per le operazioni di carico e scarico. Il piano superiore, con ingresso tramite piani caricatori elettrici, era assegnato ai depositi delle merci nazionali e doganali. Al primo nucleo, denominato 1A, che occupava una superficie di 1.400 metri quadri, ne venne aggiunto un secondo, 1B, nei primi anni '30 e un terzo, 1C, verso lo stesso decennio.
L’edificio è sottoposto a vincoli emessi dal Ministero per i beni, le attività culturali ed il turismo, ed è stato oggetto di un intervento di restauro conservativo funzionale al collocamento dell’Archivio. Il fabbricato principale, che si eleva su 2 livelli, piano terra e primo piano, oltre a quelli ai piani ammezzati e interrati nord e sud, è costituito da un complesso di depositi archivistici di ultima generazione disposto due 2 livelli fuori terra composto da 24 depositi di armadi compattabili di cui 8 al piano terra nord, 9 al piano terra sud e 7 a piano primo nord con zone adiacenti dedicate a uffici e sala consultazione, oltre a spazi destinati a funzioni tecniche, tutti serviti da unità di trattamento aria (UTA) tecnologicamente avanzate. Ogni deposito è compartimentato REI, oltre ad essere dotato di porte tagliafuoco di sicurezza. All’interno è presente un sistema di armadi mobili scorrevoli su binario con movimentazione a leva (volano) che permette l’archiviazione totale di circa 50.000 metri lineari di documentazione. L’accesso agli utenti esterni è limitato alla zona visitatori, senza la possibilità di coabitazione con gli archivi e le aree “sensibili”.

Esplora

Progetto di digitalizzazione

Patrimonio documentario

Soggetti produttori